sabato 9 febbraio 2008

VENEZIA leggende e.........fantasmi!!!

.....prime luci del tramonto.......
Campiello del Remer: prima leggenda

Era all'incirca alla fine del '600. Il nobile Fosco Loredan era geloso della bella Elena, una delle figlie del fratello del doge Marino Grimani.
Una sera il doge, passando da quelle parti, sentì una donna gridare dalla paura inseguita da un uomo con la spada sguainata.
Il doge subito li rincorse trovandoli proprio in campiello del Remèr. Li riconobbe subito: Fosco e Elena. Fosco intimò al doge a non intromettersi: "Fatti da parte! Questa donna mi ha tradito!" Ed Elena: "Non è vero! Lui si rode dalla gelosia perché io conosco un giovane che potrebbe essere quasi mio figlio!" Il doge promise di mettere via la spada se lui lasciava stare la bella Elena ma ad un certo momento Fosco disse allo zio di Elena: "Guardati alle spalle!". Il doge non fece neanche a tempo di girarsi che Fosco mozzò la testa alla moglie.
Marino Grimani furibondo si frenò di fare la stessa cosa sull'assassino che lo implorava di lasciarlo in vita e ordinò: "Prendi il corpo di Elena, caricatelo sulle spalle e la sua testa in mano, non lo abbandonerai né di giorno né di notte e lo porterai dal Papa a Roma. Sarà lui a stabilire il tuo destino".
E così fece, si allontanò e andò a Roma. Dopo cinque mesi il Papa non lo volle neanche ricevere. Fece ritorno a Venezia, andò in campiello del Remèr e là, nel Canal Grande, si lasciò annegare.Si dice che li suo fantasma riemerga di notte dalle acque, sempre con la testa della bella Elena tra le mani.


Sottoportego del Milion (siamo vicino alla casa di Marco Polo, ora teatro)
La casa dell'ultimo campanaro dell'800
naturalmente anche su questo personaggio, noto all'epoca per la sua altezza e per le sue sbronze,c'è una macabra leggenda: vendette il suo scheletro ad un anziano professore .....ecc ecc. naturalmente il suo fantasma si aggira ancora per i calli di Venezia di notte, a mendicare monete per potersi ricomprare quanto venduto. (appena la trovo per intero la leggenda ve la racconto)

Ai tempi della Repubblica di Venezia, tutta la zona (Carampane) costituiva un vero e proprio quartiere a "luci rosse" in cui abbondavano le case di tolleranza e una di queste si trovava proprio sopra al ponte delle Tette. Le prostitute, affacciandosi alle finestre verso il ponte e la fondamenta sottostante, erano use allettare i passanti mostrando i seni scoperti: da qui ha origine questa singolare toponomastica.
Scuola di SAN MARCO, oggi Ospedale CivileE naturalmente ha la sua brava leggenda
Il Mendicante e il Levantino.Una tragica ma bella storia di fantasmi è ambientata davanti alla Scuola di San Marco. Cesco Pizzigani era uno dei più valenti scalpellini veneziani dell'epoca. Partecipò alla realizzazione della facciata della Scuola di San Marco creando con le sue splendide mani alcuni dei preziosi giochi prospettici che la resero, già allora, famosa in tutta Europa. Pochi anni dopo, correva il 1501, una improvvisa malattia colse la giovane moglie dell'artista, Fiorinda. A nulla valsero le infinite cure con le quali amorevolmente Cesco cercò di salvarle la vita. Essa morì, lasciando nella miseria il marito che era arrivato a vendere la sua bottega pur di non lasciare nulla di intentato.Completamente rovinato, e colto dall'insanabile sconforto per la perdita del suo amore, per qualche anno Cesco si ritrovò a mendicare sul portale della Scuola grande che egli stesso aveva contribuito ad edificare. Di tanto in tanto, non visto, con un vecchio chiodo si divertiva ad esercitare la sua vecchia arte ai lati del portone, incidendo i profili delle navi che ogni giorno caricavano e scaricavano dalla grande scalinata del campo.Nello stesso periodo, nelle vicinanze, abitava una donna che aveva avuto un figlio da un levantino, un ebreo divenuto suddito turco che - come mercante internazionale - godeva dei diritti accordati agli stranieri residenti e risiedeva, come molti altri nelle sue condizioni, nell'isola della Giudecca.Ora spesso il figlio - che viveva con il padre e come lui vestiva alla maniera turca - si recava a trovare la donna. Ma erano molte le volte in cui il giovane picchiava la madre con violenza, rendendola vittima del proprio conflitto interiore tra l'essere metà veneziano e metà levantino, e perciò male accetto da entrambe le comunità. La donna - che viveva sola e non si era mai sposata - sopportava di buon grado gli sfoghi violenti del figlio, amandolo più della sua stessa persona.Ma una sera la situazione precipitò. In un accesso d'ira come non ne aveva mai avuti prima, il giovane accoltellò la propria madre e le strappò letteralmente il cuore dal petto. Accecato dall'ira e terrorizzato per il gesto compiuto, subito fuggì gettando il coltello, ma continuando a tenere il povero cuore straziato in una mano. Corse verso il ponte di fronte alla Scuola, ma nel salire il primo gradino incespicò e cadde, lasciando la presa dal povero organo straziato della madre. Il cuore ruzzolò a terra, si fermò, e da esso uscì una voce: "Figlio mio, ti sei fatto male?". Uscito di senno, il ragazzo corse fino alla laguna, di fronte al cimitero, e gettatosi tra i flutti si lasciò annegare. E' ancora possibile sentire i suoi lugubri lamenti nel silenzio del campo, perché va cercando il cuore di sua madre per sentire il calore dell'amore nelle notti gelide d'inverno. E Cesco? Cesco dormiva sotto il portale, come ogni notte. Vide la scena e decise di immortalarla a modo suo, graffiandone l'immagine sul marmo. Oggi sul portale, assieme ai profili di nave, è ancora possibile vedere una figura umana con un grande turbante in testa, che regge in una mano un cuore umano. Un cuore di madre.
Ecco l' immagine "graffiata" sul marmo!!!!

Fondamenta Nuove e......nuova macabra leggenda!
Nel periodo seguente la seconda guerra mondiale Venezia, come nelle altre città italiane, viveva un brutto momento fatto di fame e miseria. In quei anni era vivo il fenomeno del contrabbando di sigarette fatto di fughe e rincorse tra le barche della Finanza e le velocissime barchette blu a fondo piatto dei contrabbandieri locali.Linda Cimetta era una donna che spesso arrivava a Venezia per comperarne un po’ e contrabbandarle a Belluno dove viveva col marito. In città non era ben vista perché si diceva facesse anche la prostituta.Dopo un po’ di lei non si seppe più nulla. La polizia indagò sulla sua scomparsa e venne a conclusione che Linda era stata vittima di un omicidio. Vennero pure trovati i colpevoli rei di averla uccisa con una scure, segata a pezzi, messa dentro un baule e gettata in mare. In quei giorni alcuni ragazzi si tuffarono dalla riva delle Fondamente Nove e trovarono un baule pieno zeppo di seppie e granchi. Con la fame che c’era immaginatevi il parapiglia. E immaginatevi pure cosa successe quando tra una seppia e l’altra emerse il corpo fatto a pezzi di una donna. D’ora in poi nessun veneziano si sognerebbe mai di andare a pescare da quelle parti, vuoi per tradizione, rispetto, paura.
Campo dei Mori, Sior Antonio Rioba ed.......Elena
E' FINITO IL TOUR.......basta fantasmi, ma ombre!!!

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